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I dati dicono molto sulle persone che quei dati producono; ormai, nel 2020, ne siamo tutti consapevoli.
Un’azienda digitale “data-driven” vale più di un’azienda che produce beni essenziali, come cibo, carburante o medicinali. Date un’occhiata a questa classifica interattiva e vedrete come negli ultimi 25 anni le aziende a più grande capitalizzazione siano tutte nel business dei dati (utilizzati o rivenduti).
Eppure, anche chi con quei dati ci lavora, rimane spesso sorpreso da alcune metriche che spiegano determinati comportamenti.

Ne è un esempio il caso dei volumi di ricerca su Google di questi giorni di fobia collettiva da Coronavirus: su Google Trends, il 23 febbraio 2020, fatto 100 il volume di picco delle ricerche online sul “Coronavirus“, si è registrato un valore di 3 per la parola chiave “Amuchina” e 2 per “mascherina“.

Tali proporzioni sono cresciute dopo il picco di ricerche sul COVID-19, registrando, il 24 febbraio 2020, ben 5 per “Amuchina” e 2 per “mascherina” (89 per “Coronavirus”). I dati dicono quindi che una crisi globale di proporzioni colossali, genera in Italia una richiesta di prodotti di consumo altrattanto imponente. Immaginare che per ogni 89 persone che hanno cercato informazioni sul Coronavirus ce ne siano state ben 5 a cercare di recuperare online un prodotto specifico per la disinfezione (anzi, un brand), è quantomeno interessante, se non sconvolgente.

Cosa possono fare gli uomini e le donne che sull’analisi dei dati muovono il business e guidano le aziende?
Non ho una risposta.

Oggi un collaboratore di 1° livello del Network GESTA si è rifiutato di lavorare su campagne marketing che anche solo tangenzialmente avessero a che fare con il tema del Coronavirus. Il rischio di sciacallaggio nel nostro settore è sempre dientro l’angolo, ma qual è il confine che demarca il legittimo desiderio di “stare sul mercato” da quello di approfittare dei dati per generare utili per le aziende clienti?

Al tempo del Coronavirus, ci stiamo domandando anche questo. Non abbiamo risposte e navighiamo a vista.
Le ricerche online degli utenti ci dicono che dovremmo fornire informazioni e soluzioni, ma, se le soluzioni sono collegate al business, andiamo in crisi.

Forse la via di mezzo è quella che ci salva: tenere da parte le emozioni e concentrarsi sul Bene Comune.
Non pensare quindi a “sfruttare i trend”, ma, lì dove la nostra azienda, i nostri prodotti, sono utili per la collettività, mettere da parte il perbenismo e gli ideali di facciata e stare sul mercato con le soluzioni che siamo in grado di offrire.